“Lost Legion” di George Wildramp – Recensione

[Titolo originale: Lost Legion]

Il mio giudizio in breve:

Troppa carne al fuoco per questo libro corposo (oltre 700 pagine nella versione cartacea) che mescola abbastanza sapientemente tutti i misteri della fantascienza e troppi personaggi per risultare davvero piacevole. L’intreccio sarebbe interessante, ma ci sono troppe storie e alcune di esse non sono ben sviluppate. Un titolo che non mi sento di consigliare.

lostLegion

Una spedizione di soccorso in Alaska per recuperare l’equipaggio di un aerostato suborbitale, il ritrovamento di un antico scheletro all’interno di uno strato geologico in cui non esisteva l’uomo, la disavventura di due modelle londinesi a caccia di cropcircles con degli amici, un agente immobiliare spagnolo che in stato di sonnambulismo parla una lingua sconosciuta, una missione di recupero in un villaggio ceceno da cui sono spariti tutti gli abitanti… Una serie di eventi apparentemente scollegati che finiranno per comporsi in un unico disegno che rivelerà una terrificante minaccia per la sopravvivenza dell’uomo.

Questa la sinossi riportata per esempio sul sito di Amazon, ma le poche righe suddette non riescono a rendere l’idea della complessità di questo libro. Al primo momento (io ne ho letta una copia cartacea presa in prestito in biblioteca) nel vedere un volume tanto spesso si rimane un po’ spiazzati, ma personalmente ammetto che la sorpresa è stata positiva. Infatti ho pensato che per lo meno questo non era uno di quei volumi spezzati in due o tre, come ormai le case editrici di fantasy e fantascienza amano fare: qui c’era tutta la storia, dall’inizio alla fine.

Il che è vero, peccato che di storie ce ne siano molte, tutte inizialmente scollegate e così eterogenee che solo alla fine sembrano finalmente unirsi. Ma quel che è peggio, almeno secondo me, non è l’elevato numero di personaggi, anche se questo li rende necessariamente poco approfonditi e fa si che il lettore rischi di non raccapezzarsi più nelle loro vicende. Il problema è che Wildramp nel suo libro ha voluto far entrare tutta la fantascienza; scegliete un argomento a caso fra i misteri irrisolti (o presunti tali) e sarete praticamente certi di trovarne traccia in “Lost Legion“.

Qui si parla di cerchi nel grano, teschi di cristallo, UFO, rettiliani, il mito di Atlantide, le piramidi – e molto altro ancora. Giudico intrigante l’idea di collegare alcuni dei fatti inspiegabili o dei miti della storia umana, ma “alcuni”: l’autore ne ha presi in considerazione troppi e si è quindi ritrovato a saltare di palo in frasca da uno all’altro, aprendo nuove sotto-trame senza mai chiuderne nessuna fino alla conclusione. Il risultato è un romanzo difficile da leggere perché per riprendere il filo di una storia si devono magari aspettare 60 pagine, nelle quali è accaduto tutt’altro a una miriade di altri personaggi. E poi, anche nell’ambito della fantascienza, io apprezzo un libro con una certa coerenza interna e un minimo di verosimiglianza: il mio cervello stentava a credere che ogni dieci pagine si potesse introdurre un nuovo evento misterioso.

Pare invece che lo scrittore si diverta proprio ad approfittare dei cambi di scena non solo per focalizzarsi su nuovi personaggi e nuovi luoghi, ma anche per inserire riferimenti e spiegazioni correlati a un qualche (nuovo) “caso irrisolto” della fantascienza. La conseguenza di ciò è che la narrazione risulta ulteriormente rallentata (oltre che dalle tante storie portate avanti in parallelo) da queste digressioni a cui Wildramp si abbandona troppo spesso. Digressioni che ancora ancora sono sopportabili quando riguardano uno di questi “misteri”, ma che si fanno davvero pedanti ed inutili quando riguardano per esempio le armi usate dai personaggi: serve davvero conoscere il produttore di una pistola e il calibro dei proiettili per godersi una scena d’azione? Ho avuto l’impressione (come a volte nei romanzi di Cussler) che l’autore abbia voluto impressionare i suoi lettori con la propria enciclopedica conoscenza di armi e veicoli, senza badare molto all’impatto che quelle descrizioni avrebbero avuto nell’economia del libro.

Anche perché lo stile alterna (abbastanza curiosamente) la narrazione in prima e in terza persona; personalmente preferisco una voce narrante esterna ai fatti, anche se ci sono libri scritti in prima persona che ho adorato (due esempi fra tutti, “Vacanze Matte” e “Appuntamento con l’oro” – entrambi recensiti sul blog, qui e qui). Quello che proprio mi confonde è l’altalenarsi fra le due forme, soprattutto in un romanzo che – come ho già detto – già è molto ricco di spunti, personaggi, situazioni.

Alle trame troppo numerose e frammentate (delle quali inoltre ho trovato troppo sbrigativo e un po’ raffazzonato il finale), si sommano poi personaggi poco approfonditi ed eccessivamente stereotipati. Le figure importanti sono assolutamente troppo numerose, secondo me superano di gran lunga la cinquantina; se si considerano poi i protagonisti nel senso più riduttivo del termine ci troviamo di fronte ad un ammasso di sagome di cartone, ognuna costruita solo per ricoprire un ruolo specifico e priva della minima profondità. Gli eroi maschili sono la summa dei più frequenti luoghi comuni letterari: l’eroe misterioso, il soldato integerrimo, il fanatico complottista. Le donne (naturalmente tutte belle bionde e intelligenti) potrebbero quasi sovrapporsi tanto sono simili l’una all’altra, quasi anonime.

Mi è sembrato che Wildramp abbia volutamente trascurato i personaggi (accontentandosi di caratterizzarli per un aspetto soltanto, che li rendesse più facilmente individuabili nel dipanarsi delle varie sotto-trame) a favore dell’evolversi delle storie, che almeno a grandi linee rientrano in un certo schema complessivo e sono meglio bilanciate rispetto all’approfondimento dei protagonisti. Questa sensazione è stata accentuata dal fatto che anche i dialoghi paiono talvolta un po’ affrettati, quasi buttati lì, come se lo scrittore non ci avesse voluto perdere troppo tempo e fatica.

Terminata dunque la lunga e un po’ sofferta lettura di “Lost Legion“, mi è rimasta la sensazione che il romanzo sia un esempio originale di fantascienza, un libro nella sua concezione avvincente, che risente del suo essere molto articolato. Questo ha fatto sì che alcuni aspetti potenzialmente interessanti siano stati poco sviluppati e che la narrazione, tutt’altro che lineare, sia progredita con continui salti da un vicenda ad un’altra, toccando un po’ tutti i generi (fantascienza, paranormale, azione, qualche storia d’amore un po’ sdolcinata).

Voto: gifVotoPiccola


4 risposte a "“Lost Legion” di George Wildramp – Recensione"

    1. Buongiorno Luciano e benvenuto.
      Che il libro sembrasse non perfettamente concluso era stata la mia impressione anche con la versione cartacea (il bibliotecario mi aveva detto che il volume era stato pensato come il primo di una trilogia, quindi forse la ragione era legata a questo aspetto). Con precisione però non saprei dirti come finisse il romanzo: l’ho letto oltre sei mesi fa e nel marasma di storie e personaggi sviluppati da Wildramp confesso di non avere più un chiaro ricordo di come si sviluppasse la parte conclusiva. Anche perché arrivare al termine era stata una vera fatica e probabilmente al termine ero ormai del tutto disamorata dalle trame e dallo stile dell’autore …

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      1. Grazie Daniela, un ultima conferma della fine monca. Rivedendo l’indice del libro leggo:

        Parte sesta
        ……..
        ……..
        Capitolo 8: operation Overload
        EPILOGO!

        Sesto interludio
        Parte settima: Riconfigurazione
        Antefatto

        Dopo l’antefatto il libro finisce improvvisamente!
        Hai lo stesso indice anche sul tuo libro?
        (Prometto che dopo la tua eventuale risposta non ti disturbo più!)
        Grazie
        Luciano

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      2. Mi spiace Luciano non poterti aiutare con una domanda così puntuale: avevo preso il libro in prestito in biblioteca quando era stata in montagna coi miei figli la scorsa estate e non ne possiedo una copia. Però credo proprio che ci fosse qualcosa di simile perché ricordo di aver chiesto al bibliotecario se c’era per caso un secondo volume (e lui aveva risposto che pensava il libro facesse parte di una trilogia); se avevo fatto una domanda simile un motivo deve pur esserci stato, no? 🙂

        Comunque tranquillo, non mi disturbi affatto. Anzi, sarei curiosa di sapere la tua opinione sul romanzo. Io l’avevo scelto perché mi incuriosiva l’episodio, narrato nella quarta di copertina, sul ritrovamento dello scheletro in uno strato che geologicamente non corrispondeva ad un’era in cui esistesse la presenza umana sulla terra, ma confesso che ho trovato la lettura davvero pesante e (cosa che a me capita davvero raramente) mi è venuta più volte la tentazione di non terminare la lettura. L’autore di fantascienza che ho letto più di ogni altro è Asimov ma Wildramp è lontano anni luce dallo stile pulito, chiaro e coerente di Asimov, ti pare?

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