Wieskirche: la leggerezza del rococò che fa capolino fra i prati della Baviera

Dopo tanti post di viaggi dedicati a luoghi non chiusi, un po’ per prudenza e un po’ per non proporre mete impossibili da visitare in tempo di pandemia, quest’oggi ho voluto dare spazio ad un edificio e non più ad uno spazio aperto proprio perché finalmente un po’ ovunque la situazione sanitaria si sta sempre più normalizzando, seppur con le dovute cautele. La mia scelta è ricaduta su Wieskirche, un santuario divenuto parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 1983 eppure relativamente poco conosciuto fuori dalla Germania.

A colpire fin da subito chi si avvicina al santuario è senza dubbio la sua posizione: in aperta campagna, molto più imponente delle poche fattorie situate relativamente vicino all’edificio, il cui colore chiaro crea un contrasto notevole con il verde dei prati circostanti. Ed infatti Wieskirche significa letteralmente “chiesa nel prato”.

Dall’esterno dunque si resta sorpresi soprattutto, se non esclusivamente, per la posizione del santuario – ma una volta all’interno si rimane letteralmente sbalorditi per la ricchezza e finezza delle decorazioni.

Il colore dominante è senza dubbio il bianco, ma reso quasi abbagliante da una profusione di oro e sfarzosi marmi, decori, pitture. Le ghirlande di stucco conferiscono ad ogni angolo un aspetto solare ed allegro, mentre il grande affresco sul soffitto della cupola è un validissimo esempio di trompe l’oeil.

Anche all’occhio più inesperto l’edificio appare in poche parole splendido ed esso è infatti considerato una delle chiese in stile rococò più belle della Germania meridionale. Non per niente alla sua creazione lavorarono artisti molto noti Oltralpe.

La pala d’altare per esempio è opera del pittore di corte Balthasar August Albrecht, mentre le statue che rappresentano i quattro padri della chiesa occidentale (San Girolamo, Sant’Ambrosio, Sant’Agostino e San Gregorio Magno) furono realizzate dallo scultore tirolese Anton Sturm. Gli innumerevoli stucchi sono opera del famoso architetto Dominikus Zimmermann (a cui si deve anche il municipio di Landsberg am Lech) mentre i soffitti furono dipinti da suo fratello Johann Baptist Zimmermann, pittore di corte dei principi elettori bavaresi.

Come dicevo prima, nella Wieskirche regna incontrastato il rococò e l’aspetto interno della chiesa è un insieme grandioso (ma anche armonioso e leggiadro) di ricchi stucchi, dipinti, decorazioni dorate. Al punto che inevitabilmente sorge spontanea una domanda: perché un luogo di devozione così sfarzoso si trova in un contesto relativamente semplice rappresentato da una manciata di fattorie vicine e a poca distanza da una cittadina – Steingaden – che conta appena tremila abitanti?

La spiegazione è semplice: la Wieskirche venne eretta come meta di pellegrinaggio. La storia ebbe inizio nel 1730 due monaci del convento di Steingaden in occasione della processione del Venerdì Santo realizzarono una statua in legno raffigurante Cristo flagellato.

Per la loro opera usarono parti di diverse figure lignee, le cui giunture vennero ricoperte con panni di lino. La statua, rappresentante Gesù pieno di sangue e ferite, destò nella popolazione locale una visione sconvolgente al punto da venir subito riposta nel solaio del convento.

Alcuni anni dopo, nel marzo del 1738, la moglie dell’oste del monastero, la contadina Maria Lory, portò la statua nella sua masseria affinchè tutti potessero vederla e il 14 giugno dello stesso anno sostenne di aver aver visto lacrimare la figura del Redentore. Quando questo evento eccezionale divenne pubblico, iniziarono subito ad arrivare pellegrini da tutta la Baviera e poi da altre zone più lontane.

Venne costruita nel 1740 una piccola cappella per custodire la statua lignea ma col tempo lo spazio divenne insufficiente per ospitare i numerosi pellegrini e si diede quindi inizio nel 1745 alla costruzione di una grande chiesa. Nel 1754 terminò l’edificazione di quella che formalmente è denominata “Wallfahrtskirche zum gegeißelten Heiland auf der Wies” (“Chiesa di pellegrinaggio nel prato dedicata al Salvatore flagellato”).

La statua del “Cristo flagellato” è ancora oggi custodita nell’altare maggiore dell’edificio e rappresenta sicuramente il centro spirituale del santuario. Ma molti dei visitatori – ormai assestati in circa un milione di persone l’anno – che si recano in questo luogo è attratta soprattutto dal meraviglioso affresco di Johann Baptist Zimmerman che arricchisce la grande cupola ovale.


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