“L’ultimo battito d’ali (Emma & Kate Vol. 3)” di Paola Gianinetto – Recensione

[Titolo originale: L’ultimo battito d’ali (Emma & Kate Vol. 3)]

Il mio giudizio in breve:

Nonostante un intreccio giallo non particolarmente complesso, il romanzo è sostenuto da uno stile scorrevole e da una fluidità nella descrizione di atsmofera e personaggi ricorrenti che fa assaporare con piacere il fatto di conoscere già luoghi e protagoniste della storia. Il libro mi è molto piaciuto e non vedo l’ora di passare al prossimo!

Parto con una premessa a mio parere doverosa: questa serie è stata realizzata a otto mani da varie autrici italiane che si sono alternate e hanno collaborato nella stesura dei diversi volumi. Ebbene, nonostante tale alternanza mi sento di dire che il “cambio di penna” non si avverte, la scrittura è sempre fluida e soprattutto coerente pur nelle ovvie diversità caratteristiche di ciascuna scrittrice. Lo stile rimane pulito, quasi essenziale nel suo essere privo di fronzoli e nell’evitare quelle descrizioni minuziose che spesso pur contribuendo a rendere l’atmosfera tendono a diluire troppo la storia.

In “L’ultimo battito d’ali“, come nei precedenti romanzi “E niente sia” e “Chiedi al passato”, il testo è lineare, permette di approfondire i personaggi (in particolare quelli delle due protagoniste) e di tratteggiare i luoghi in cui si svolge la storia, ma il focus è puntato sulla centralità della componente investigativa. Questa volta l’incarico affidato alla detective privata Emma Castelli è un caso che la polizia si riufita addiritturaq di considerare diversamente da un allontanamento volontario. Alice, giovane studentessa dell’Accademia delle Belle Arti, ha infatti lasciato un biglietto d’addio prima di sparire improvvisamente e senza lasciare traccia.

Ma la famiglia della ragazza ed anche la sua migliore amica non sono convinti da questa interpretazione proprio a causa di un dettaglio del presunto biglietto che fa loro dubitare della veridicità del messaggio. Per questo ri rivolgono ad Emma, che come nei primi due titoli della serie indagherà in collaborazione con la famosa giallista Kate Scott, ormai diventata una vera e propria amica. Sarà quindi il mix di lavoro sul campo portato avanti da Emma e di intuizioni di Kate a far emergere la verità. Non mancano le false piste tipiche dei gialli, così come la sfida conclusiva ricca di suspence con il colpevole, ma situazioni e dialoghi sono sempre così ben calibrati che l’effetto finale è di realismo e immedesimazione.

I lettori possono quindi da un lato seguire il lavoro d’indagine incentrato sulla paziente disamina dei pochi indizi disponibili e sul lento rintracciare e contattare le poche conoscenze della ragazza scomparsa, dall’altro conoscere meglio il vissuto e la psicologia dei personaggi ricorrenti. Decisamente più che nelle precedenti avventure, credo anche grazie al trasferimento di Emma nella splendida villa di proprietà di Kate, che diventa quindi una sorta di quartier generale del duo, ho avvertito un certo parallelismo nel rapporto fra la scrittrice e l’investigatrice ed un’altra più celebre coppia di detective: Nero Wolfe e Archie Goodwin.

Oltre che sul lavgo di Como la scena si sposta anche a Milano, dove studiava la giovane scomparsa (proprio all’Accademia di Brera)

Fra le due donne non si verifica lo squilibrio intellettuale che caratterizzava il cogitabondo Wolfe e il suo braccio destro, perfetto per pedinamenti e abbordaggio di belle donne ma meno dotato del suo principale dal punto di vista deduttivo, ma questo secondo me è un vantaggio. In primo luogo perché viene così a stemperarsi l’involontario paragone, e poi perché la relazione di Kate ed Emma è più in linea sia con i tempi attuali sia con l’idea che le protagoniste coabitino e collaborino spinte dalla reciproca stima e simpatia, che non per mera necessità.

L’aspetto che comunque mi ha fatto apprezzare il romanzo più dei precedenti credo sia l’approfondimento psicologico dei vari personaggi coinvolti. In primo luogo Emma e Kate, certo, ma anche i comprimari e la stessa Alice su cui così disperatamente indagano. Nel corso della narrazione si alternano infatti diversi punti di vista, compreso quello di Alice stessa e questo accorgimento permette a Paola Gianinetto di esplorare i reali legami e sentimenti di una famiglia che dietro ad una facciata di ricchezza nascondeva in realtà un odio quasi devastante.

Meno d’impatto ma comunque coinvolgente è anche il ritratto che l’autrice fa di altri comprimari, primo fra tutti l’affascinante vicequestore Del Greco, che fornisce alla storia sia un supporto ufficiale alle indagini (indispensabile per dipanare completamente l’intricata matassa), sia un tocco romantico che personalmente ho molto apprezzato. Piccoli dettagli come la presenza di Maya, figlia del vicequestore nonché compagna di scuola ed amica del figlio di Emma, conferiscono un tocco di brio alla narrazione, che viene efficacemente completata da suggestive descrizioni del lago di Como e dei suoi dintorni.

Insomma, non posso che ribadire di aver trovato avvincente e accattivante questo romanzo, che scorre davvero in maniera fluida e coinvolgente, al punto che senza dubbio leggerò presto il quarto volume della serie, “Se nel dubbio” nuovamente firmato da Giulia Beyman come il primo titolo.

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