“Omicidi in stile libero” di Alfred Hitchcock – Recensione

[Titolo originale: Alfred Hitchcock’s Murder Racquet]

Il mio giudizio in breve:

Antologia di racconti al confine fra thriller e detective story. Della dozzina di storie presenti alcune mi sono piaciute decisamente, e trovo che meritino davvero perché gli autori – ciascuno a suo modo – hanno saputo tenere alta sia la tensione narrativa che l’attenzione del lettore. Gli altri racconti sono invece un po’ banali, si lasciano leggere ma non restano certi impressi. Nel complesso comunque un volume interessante.

Personalmente ho sempre pensato ad Alfred Hitchcock come ad un regista, fra l’altro molto bravo nel realizzare pellicole complesse ed enigmatiche, affascinanti per le loro ambiguità e per l’atmosfera sottilmente inquietante che spesso le pervade. Oltre ai suoi capolavori più celebri – da La finestra sul cortile e Caccia al ladro a La donna che visse due volte e Psyco – ho visto anche parecchi episodi della serie televisiva Alfred Hitchcock presenta (anche conosciuta in Italia come Hitchcock presenta Hitchcock).

In un certo senso dunque, quando mi è capitato fra le mani questo vecchio volume chiaramente datato e un po’ malridotto, non ho faticato a collegare mentalmente Hitchcock agli omicidi, visto che il tratto comune degli episodi (per il resto diversissimi fra loro come impostazione, ambientazione e personaggi) della serie era proprio un crimine, spesso perpetrato in forme e modi grotteschi per non dire inimmaginabili.

Con una certa ingenuità ho pensato che la scritta riportata in cima alla copertina, Alfred Hitchcock presenta, indicasse dei racconti scritti da Hitchcock stesso. Il volume invece, come una ventina di altri analoghi pubblicati sempre dalla Mondadori negli anni Settanta del secolo scorso, è un’antologia di storie tratte dal Mystery magazine, rivista statunitense che raccoglieva storie thriller nello stile di quelle del telefilm firmato dal grande regista e del suo analogo “The twylight zone” (Ai confini della realtà).

Hitchcock in questa serie di raccolte si è limitato a firmare una breve prefazione in cui, senza mai farsi mancare il ricorso al suo tipico humour britannico abbondantemente tinto di nero, presentava il volume e i racconti che lo compongono. A livello generale i tratti comuni delle quattordici storie riunite in “Omicidi in stile libero” sono essenzialmente due, l’essere sempre brevi (l’intero libro si attesta poco sopra le 200 pagine) e quasi sempre bizzarre.

L’estrema brevità di ciascuna vicende ha l’effetto di renderla folgorante, incisiva, sempre sul filo del rasoio anche se lo stile narrativo è ormai datato e sovente caratterizzato da un ritmo meno adrenalinico di quanto non capiti coi thriller moderni. La bizzarria, che talvolta è decisamente il tratto dominante della storia, rende queste trame un mix difficilmente catalogabile di giallo (tendenzialmente classico, in un paio di casi condito da un tocco d’umorismo), noir, horror e pulp.

La copertina italiana è decisamente fantasiosa con il volto di Hitchcock celato tra altri elementi e il vivace sfondo arancione; personalmente preferisco di gran lunga quella americana

A mio parere la qualità dei diversi titoli è altalenante, quanto meno io ne ho trovati alcuni davvero intriganti mentre altri mi sono sembrati un po’ banali. Mi sono piaciuti soprattutto Basta il pensiero (di C.B. Gilford), Non sono un ladro mr Kester (G. Ralston), Astuzia per astuzia (E. P. Hicks), Matrimonio col rischio (R. Deming) e Vicini alla finestra (R. Hardwick).

Quello che credo sia innegabile è il fatto che prese nel loro complesso queste diverse storie sappiano trasmettere il ritratto di un’umanità (o per lo meno di una “americanità”, vista la loro ambientazione statunitense) probabilmente ipocrita dove la famiglia sembra quasi un’istituzione eppure i delitti si consumano non di rado in ambienti intimi. Invece di avere a che fare con gangster o grandi malfattori, la violenza e il crimine bussano alla porta di casa, si insinuano fra le mura domestiche, dove a colpire sono piccoli truffatori e uomini segnati dal fallimento.

Lo stile dei diversi autori è naturalmente diverso come le vicende che hanno scelto di narrare, dunque nella raccolta si ritrovano sia racconti di stampo più classico, sia altri che strizzano l’occhio al sovrannaturale e al gotico. E per quanto, come ho detto, solo alcune storie siano davvero mozzafiato, credo che comunque tutto il volume meriti una lettura.

Se dunque come me vi imbatterete in questa antologia in una bancarella dell’usato, il mio consiglio è di darle un’occasione: magari non sarà una lettura sensazionale, ma penso che potrebbe comunque rivelarsi stuzzicante nella sua originalità.

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